Nelle pagine ingiallite, saggezza invecchiata; nei libri usati, tesori dimenticati.
Tu vipera gentile

Tu vipera gentile

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La storia è piena di fatti di sangue, di delitti più o meno di Stato, di crimini e di soprusi.

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La storia è piena di fatti di sangue, di delitti più o meno di Stato, di crimini e di soprusi.

E Maria Bellonci, in quest’opera, rivela ancora una volta la sua inesausta passione archivistica nel rispogliare i documenti che riguardano le antiche, famose famiglie lombarde dei Gonzaga e Visconti.
Si tratta di un “trittico”, che raccoglie tre romanzi brevi : Delitto di Stato, Soccorso a Dorotea e Tu vipera gentile, il titolo di quest’ultimo è ispirato allo stemma visconteo, al famoso “piscione”.

Il primo è un vero e proprio racconto “nero”. L’autrice si ispira ad una leggenda mantovana e questa volta non riporta documenti autentici, ma li reinventa, in modo diffuso ed esauriente.
Sono due confessioni diverse di personaggi diversi, dalle quali emerge, con calcolata suspence, la luttuosa storia del cancelliere Tommaso Striggi, storico di corte e confidente dei Gonzaga.
Un giorno del 1623 si decide di dare onorata sepoltura alla salma di Passerino Bonacolsi, antico nemico dei Gonzaga che giace da tre anni in un’urna della cappella del palazzo. La leggenda vuole appunto che a questo cadavere sia legata la buona fortuna dei Gonzaga.
Quindi si può immaginare lo sgomento del cancelliere quando si scopre che la salma è un ammasso di stracci, legna e polvere; anzi, è il buffone di corte che lo scopre, e sarà proprio lui, incomodo testimone di tanta ignominia e beffa, a prendere il posto di un cadavere che non può non esistere per la “grandeur” dei Gonzaga.
La spada di Tommaso Striggi incomincia a macchiarsi così di sangue, e a questo delitto altri ne seguiranno, altrettanto orrendi.

Il secondo racconto, Soccorso a Dorotea, è una storia patetica e sensibile, venata di timida malinconia.
Anche qui un’altra vittima della ragion di Stato: una fanciulla, Dorotea Gonzaga, promessa sposa a Galeazzo Maria Visconti, viene sacrificata per nozze più prestigiose e remunerative, perché sospetta di gibbosità (la malattia di famiglia dei Gonzaga era infatti la gobba).
Se la fanciulla fu veramente gobba non lo sappiamo, sappiamo solo che ne morì, dal dispiacere di essere abbandonata dal bell’innamorato, vittima di intrighi più grandi di lei.

Il terzo racconto, il più ampio, che dà il titolo al libro, è una specie di affresco animato della storia viscontea dalla fine del XIII secolo alla metà del XIV.
Utilizzando pagine di cronisti, poeti e novellieri, Maria Bellonci riesce a dare un quadro netto e preciso di un popolo che vive la sua avventura e il suo dramma nel “progressivo instaurasi di una signoria dispotica”.

Informazioni aggiuntive

Anno ediz

1987

Autore

Editore

Legatura

Non specificato

Pagine

143

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