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Quale può essere il principio che possa fondare in maniera legittima l'associazione politica, ovvero non in base alla "forza" ma al diritto? Come si può passare dal contratto iniquo quello che ha sancito la disuguaglianza e il dominio del più forte - a un contratto che si fondi sulla ragione e che garantisca l'esistenza di una società civile? Finora è stato il contratto iniquo ad avere la meglio e gli uomini hanno prodotto una civilizzazione "corrotta", priva di contenuti morali e in cui ogni manifestazione - persino quelle delle scienze e delle arti - appartiene al mondo dell'apparire. Tutto ciò non è avvenuto per caso: è stato l'uomo - "perfettibile" e "libero" - a produrre questa società. La soluzione non sta però nel vagheggiare un ritorno allo "stato di natura". Grazie alla ragione, l'uomo può ridisegnare i confini dell'uso della libertà e riscrivere le regole della convivenza per costruire una "società ben ordinata". Il contratto sociale propone un cambiamento di rotta per lo stato civile chiedendo al singolo individuo di mettere "in comune la sua persona e tutto il suo potere sotto la suprema direzione della volontà generale" e trasformando la legge nell'unico spazio in cui la libertà si concretizza.
Uscita nel 1762 - a Ginevra fu condannata insieme all'Emile come "temeraria, scandalosa ed empia" -, quest'opera poderosa fa discutere ancora oggi circa le sue possibili derive totalitaristiche.
Jean-Jacques Rousseau
CONTRATTO SOCIALE
Prefazione di Giovanni Belardelli
Anno ediz | 2010 |
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Autore | |
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Legatura | Brossura |
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Pagine | 196 |