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«Ai giovani vorrei dire: "Non fatevi scippare la vita, non lasciatevi trasformare in schiavi per correr dietro a peripezie materiali. Non conformatevi a vivere in ginocchio, sulle spalle degli altri, non tra- sformatevi in sfruttatori: non fatevi prendere per il naso da una campagna di marketing, perché la camicia che portate non è di moda, i campioni che avete come modelli non sono di moda. La moda è essere liberi, e per essere liberi bisogna avere tempo">.
José "Pepe" Mujica
Dalla fine del 1998, con la vittoria di Hugo Chávez in Venezuela, la sinistra sudamericana ha attraversato una lunga stagione di trionfi elettorali conquistando il governo in molti paesi. Ricardo Lagos e Michelle Bachelet in Cile, Lula e Dilma Rousseff in Brasile, Evo Morales in Bolivia, il peronismo di sinistra dei Kirchner in Argentina, il Frente Amplio in Uruguay. Esperienze molto diverse, tanto che si è spesso parlato di "due" sinistre latino-americane. Figlie sia dei movimenti socialisti europei che della grande rottura storica della Rivoluzione cubana. La sinistra, per così dire, "caudillista" che si è raccolta intorno al Venezuela chavista, polo d'attrazione contiguo al regime cubano, e l'altra che ha archiviato le avventure tragiche e fallimentari dei socialismi reali.
In alcuni casi è successo con il Farabundo Martì in Salvador e soprattutto con Dilma Rousseff in Brasile e José Mujica in Uruguay, al potere sono arrivati protagonisti di primo piano delle guerriglie degli anni Settanta.
José "Pepe" Mujica è certamente il frutto migliore di questa lunga e dolorosa traiettoria dalla lotta armata (prima per la rivoluzione sociale, e poi contro le dittature militari che infestarono il continente nella seconda metà del secolo scorso) all'impegno istituzionale. Da Fidel alla democrazia. È affascinante pensare ed è in America Latina una delle più preziose eredità del Novecento, che un dirigente dei guerriglieri tupamaros passerà alla storia per essere stato il Presidente che ha legalizzato i matrimoni gay e la coltivazione della cannabis. Diritti civili piuttosto estranei alle ideologie rivoluzionarie del secolo scorso.
I primi ad accorgersi del fenomeno "Pepe" in Uruguay furono i giornalisti di un magazine molto patinato in inglese, Monocle. Poi arrivarono tutti gli altri, fino all'Economist che lo santificò sullo scenario dei mass media internazionali. Quello che colpiva tutti era uno stile di vita che gli uruguayani avevano imparato a conoscere da tempo. Un Presidente che rifiuta i lussi della residenza ufficiale e rinuncia al 90% del compenso per il suo incarico pubblico, per destinarlo a programmi di solidarietà. Vive alla periferia della capitale, Montevideo, in una baracca di legno e latta con molti cani e tante galline. Coltiva fiori, viaggia su una vecchia auto, si veste con assoluta modestia.
La sobrietà di Mujica ha colpito perfino di più di qualsiasi programma politico innovativo, perché la sua critica e la sua opposizione al capitalismo e al consumismo in favore di una crescita sostenibile e solidale è basica, istantanea: in una parola, è reale. Ossia quotidiana concreta.
e José "Pepe" Mujica è "l'uomo nuovo" della nostra modernità. Un esempio per tutti che non pretende di imporre a nessuno le sue convinzioni. Semplicemente le mette in pratica. E un Che Guevara del nuovo secolo. Senza Rolex e soprattutto senza Kalashnikov.
CASTELVECCHI litorali
José "Pepe" Mujica - La felicità al potere
a cura di Cristina Guarnieri e Massimo Sgroi Traduzioni di C. Guarnieri, F. Puzio e S. Guarnieri
Prefazione di Omero Ciai
Postfazione di Donato Di Santo
NUOVA EDIZIONE
aggiornata con i contributi e MILENA GABANELLI
di ROBERTO SAVIANO
Anno ediz | 2019 |
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Autore | |
Editore | |
Legatura | Brossura |
Pagine | 191 |