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Senso e bellezza in Alfredo Protti

Senso e bellezza in Alfredo Protti

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L'artista bolognese Protti è noto per la particolare attenzione alla luce nei suoi dipinti, elemento che rivela l'atmosfera e dettagli minuziosi. Le sue opere, spesso caratterizzate da penombre, diventano chiavi di lettura per comprendere il suo dialogo interiore e universo pittorico. Notoriamente rappresenta "le sue donne," figure femminili che esprimono un archetipo e la sua evoluzione personale. Ha partecipato alla Secessione del 1913 e 1914, confermando la sua importanza nel panorama artistico italiano. La sua arte supera i confini geografici e sensibili, entrando in dialogo con correnti internazionali.

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Due parole sull'autore

Descrizione

Si dice che Protti fosse molto attento a come i suoi dipinti venivano illuminati perché da come la luce cadeva si poteva cogliere l'atmosfera e i particolari che il suo istinto e la sua sensibilità avevano voluto evidenziare. Questo dettaglio forse banale ma indicativo del rapporto fra artista e opera è spunto per avvicinarci alla lettura di questo artista bolognese che ha vivacizzato e impregnato, tra entusiasmi e polemiche, l'arte italiana del primo ventennio di questo secolo.

Uno spunto oggettivo perché, a colpo d'occhio, ciò che colpisce il fruitore delle tele di Protti è l'effetto di "scuro", penombre che devono essere attentamente osservate, prima con la luce giusta, senza riflessi, poi con l'osservazione dei particolari che escono da pennellate sicure e colori puliti, per infine, da lontano, godere della perfezione dell'insieme, del "suo" mondo, racchiuso, concentrato nella tela.

Sono opere nelle quali la luce interviene per evidenziare parti che diventano chiavi di lettura non solo del dipinto ma del dialogo dell'artista con la sua sensibilità. Lo "scuro" di Protti che qui si vuole indagare è il soggetto che lo simbolizza, che lo fa riconoscere come artista, il soggetto nel quale ha imprigionato il suo mondo di sensazioni, il suo universo pittorico.

Come esistono "le donne di Klimt", "le donne di Rénoir", così esistono "le donne di Protti". E vorrei meglio dire "la donna di Protti" perché in lui "il femminile" attraverso sottili sensazioni, curiosità, nascosti eccitamenti diventa archetipo e sua evoluzione.

È con le "sue donne" che Protti partecipa, invitato dalla Commissione, alla Secessione del 1913. La sua presenza a tale manifestazione come pure alla successiva (1914), non è altro che una conferma dell'importanza dell'artista nel quadro della pittura italiana del periodo, della sua incisività come punto di riferimento culturale nella realtà della pittura bolognese e prova inequivocabile del peso che il suo discorso pittorico aveva nell'ambito del suo percorso artistico.

La sua presenza alla Secessione del 1913 è da sottolineare inoltre perché in questa manifestazione vi era una Sala dedicata ai pittori impressionisti francesi e una dedicata a una "personale" di Rodin. Tra gli impressionisti di fama, come Manet, Monet, Rénoir e Pissarro curiosamente vi erano presenti anche Bonnard, Valloton, Vuillard e Matisse i cui dipinti debbono avere colpito di suggestioni l'occhio attento e indagatore di Protti.

Per il quale il sentire e vivere l'arte valicava non solo i confini sensibili e culturali ma anche quelli geografici, portandolo a comprendere nuovi movimenti, tentare l'interpretazione dove l'apporto mentale e il "senso" superava il tecnicismo, dove il discorso dell'autore coinvolgeva il proprio modo di essere, di capire, di esprimersi.

E così Protti, anche ritrattista (si veda "Ritratto di Signora", 1906; "Ritratto di Anna Bacchelli"), emargina dalla propria attività questo genere di espressione per "usare" il suo soggetto "scelto" per come lo viveva e lo sentiva. Protti indagando in se stesso dona al soggetto donna una sua autonomia e una sua unità come testimone dei molteplici elementi che costituiscono il suo pensiero.

Perché, come si può leggere nelle donne disegnate da Klimt e da Rénoir, è la vita che esse rappresentano, le sensazioni che esse esprimono, la sensualità che esse trasmettono.

Allora la donna Protti ce la racconta nei momenti in cui è sola e non sa di essere vista e i suoi gesti, i suoi riposi, i suoi abbandoni sono per lei sola, non condivisi né con la famiglia, né con l'amante.

E questi momenti "solitari" ci fanno entrare nel suo mondo interiore, ci permettono di "toccare" il suo universo femminile e quindi di poter osservare, di capire, di vivere un Protti che, attraverso il linguaggio visivo, fa le sue esperienze ed i suoi discorsi.

È quindi con le "sue donne" che Protti partecipa, invitato dalla Commissione, alla Secessione del 1913. La sua presenza a tale manifestazione come pure alla successiva (1914), non è altro che una conferma dell'importanza dell'artista nel quadro della pittura italiana del periodo, della sua incisività come punto di riferimento culturale nella realtà della pittura bolognese e prova inequivocabile del peso che il suo discorso pittorico aveva nell'ambito del suo percorso artistico.

La sua presenza alla Secessione del 1913 è da sottolineare inoltre perché in questa manifestazione vi era una Sala dedicata ai pittori impressionisti francesi e una dedicata a una "personale" di Rodin. Tra gli impressionisti di fama, come Manet, Monet, Rénoir e Pissarro curiosamente vi erano presenti anche Bonnard, Valloton, Vuillard e Matisse i cui dipinti debbono avere colpito di suggestioni l'occhio attento e indagatore di Protti.

Per il quale il sentire e vivere l'arte valicava non solo i confini sensibili e culturali ma anche quelli geografici, portandolo a comprendere nuovi movimenti, tentare l'interpretazione dove l'apporto mentale e il "senso" superava il tecnicismo, dove il discorso dell'autore coinvolgeva il proprio modo di essere, di capire, di esprimersi.

Giorgio Ruggeri
Paolo Stivani
Senso e bellezza in Alfredo Protti
Edizioni Galleria "Il due di Quadri" - Bologna

Informazioni aggiuntive

Autore

,

Editore

Legatura

Brossura

Pagine

30

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