La vita, secondo Cassola, è un concetto abbandonato e discreto, un'«essenza intangibile» difficile da definire e da afferrare. L'intelligenza umana non riesce a fissare i suoi confini o determinazioni. Non è nei momenti di felicità o estasi che la si coglie, ma nella banalità del quotidiano, a patto di osservarla con occhi puri. La vita è un continuum senza fratture o antitesi, una realtà monotona eppure stranamente musicale. Cassola vede sé stesso come un devoto artigiano che tenta di avvicinarsi a questa essenza. La sua complessità sfugge alle costruzioni superficiali della realtà, ma è possibile avvicinarsi ad essa attraverso il racconto e le parole, che devono adeguarsi perfettamente al suo fluire ininterrotto.