Italo Svevo è lo pseudonimo dell'ebreo triestino Ettore Schmitz (1861-1928), uomo d'affari vissuto a cavallo fra il XIX e il XX secolo. Un letterato atipico, anzi un non-letterato, e un ancora più atipico italiano, che si nutrì della cultura mitteleuropea della Trieste del suo tempo, ancora appartenente all'Impero austriaco, città cosmopolita e di attivissima imprenditoria. Rimase perciò lontano dalle mode intellettuali e artistiche dell'Italia di allora, e fu per questo che i suoi primi due romanzi, usciti negli ultimi anni dell'Ottocento, Una vita e Senilità, passarono quasi completamente ignorati. Furono riscoperti negli anni Venti, dopo il successo del suo capolavoro La coscienza di Zeno.Svevo coltivò la letteratura come momento affatto privato della sua esistenza, separandolo nettamente dalla sua professione, interrogandosi sulle complicazioni della vita interiore dell'individuo. Il personaggio sveviano è un inetto a vivere, un impreparato a esistere. E la figura del vecchio, condannato a sopravvivere nell'emarginazione e nella minaccia della morte, racchiude in sé il senso più drammatico della condizione umana.