Hiroscima è un nome tristemente noto nel mondo. Esso segnò praticamente la fine della seconda guerra mondiale, ma ad un prezzo talmente alto che il suo ricordo dovrebbe restare come eterno ammonimento per tutti gli uomini della terra. Ma gli uomini dimenticano facilmente, troppo facilmente, ed è per questo che l'autore si rivolge ai ragazzi, agli adolescenti, perché anch'essi sappiano, possano giudicare e ricordare, e divengano i consapevoli assertori di una pace duratura, i cittadini di un mondo in cui prevalgano finalmente la comprensione e l'amore.

Una tesi ardua, delicatissima e difficile, questa, che l'autore ha trattato con consapevolezza profonda e con una fede toccante nella gioventù. Sensibilità e senso di misura fanno di questo romanzo, già comparso in moltissimi paesi, una lettura della massima validità etica e della più scottante attualità.

Hiroscima, nell'estate del 1945, è una grande città giapponese che la guerra ha trasformato in una immensa officina militare. Stranamente, è sempre stata risparmiata dai bombardamenti degli americani. Tuttavia, la vita non è facile; quasi tutti gli uomini validi sono sotto le armi, i viveri sono scarsi, donne e ragazzi sono impiegati in attività secondarie nelle industrie di guerra. Scigheo e Sadako, dieci e quattro anni, sono troppo piccoli per lavorare, e la guerra non ha tolto loro del tutto la spensieratezza dell'infanzia, anche se sono spesso affamati e soli, perché il padre è soldato e la madre lavora in una officina. Il romanzo si snoda alternando gli scorci di vita dei ragazzi e degli abitanti della città, con la preparazione della missione che porterà allo sganciamento della prima bomba atomica. Il 6 agosto, un bombardiere americano lancia sulla città una bomba di proporzioni ridotte, di cui si ignora tutto. Improvvisamente, una luce abbagliante avvolge Hiroscima, un calore indescrivibile si sprigiona ovunque, mostruoso, apocalittico. Morte ed orrore piombano sulla città, riducendola a un ammasso di rovine fumanti. Scigheo e Sadako, che stavano giocando nel parco, si salvano e riescono miracolosamente a ricongiungersi alla madre, scampata anch'essa alla tragedia. Anche il padre dei ragazzi, tornato dal fronte, si ricongiunge alla famiglia, accampata alla meglio tra le rovine. Passano gli anni, la miseria della guerra finisce. Sadako ha quattordici anni e vince una gara di bicicletta. È dunque nel fiore della giovinezza, delle speranze. Ma la bomba non ha smesso di uccidere. Le radiazioni hanno minato tante creature e anche Sadako non sopravviverà. Bruckner, con quest'opera, ha scritto un'elegia per la pace, per la volontà di vivere dei popoli. La guerra, la distruzione, il dolore, appaiono solo un attimo, nel suo libro. Un attimo che abbaglia. Ma il racconto è volutamente sereno, volutamente si parla delle piccole cose giornaliere perché è in ciascuno di noi che la guerra uccide qualcosa, ed è contro l'indifferenza, contro chi non vuol vedere, non vuol ricordare, che il libro è stato scritto. "Se ti ordinano di uccidere, tu non obbedirai mai più", dice la madre di Scigheo. E un medico afferma: "Mai più un'altra Hiroscima". Soprattutto i giovani devono dirlo con convinzione. Sanno troppo poco di ciò che è successo... I padri hanno paura di raccontare ai figli della grande catastrofe e pensano: "Chi non conosce il pericolo vive senza preoccupazioni". Ma questo non è giusto. Io affermo invece: "Chi non conosce il pericolo non lo teme, non lo evita e quindi più facilmente ne resta vittima". La lezione umana di Bruckner è un dono per i giovani. È un civile e poetico messaggio di pace. Chi avrà letto e capito un libro come questo, certo potrà con certezza gridare: "Mai più un'altra Hiroscima" e vivere, sapendo di adoperarsi per il bene di tutti.

Karl Bruckner
Il gran sole di Hiroscima
GIUNTI
Marzocco
Premio dello Stato Austriaco Premio «Città di Vienna » Lista d'onore Andersen