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"Dove c'è un grande desiderio d'imparare, h per forza molte saranno le discussioni, molti gli scritti, molte le opinioni, perché l'opinione negli uomini buoni non è che conoscenza nel suo farsi".
L'Areopagitica - nella Grecia antica, l'Areopago era l'assemblea degli anziani che vigilava sulle leggi - è il discorso che John Milton rivolse al Parlamento inglese nel 1644 a favore della libertà di stampa, contro la censura preventiva degli imprimatur e in generale contro ogni forma di censura.
In una prosa che splende per densità dei contenuti e per strumentazione retorica, l'autore, il più grande poeta del dopo Shakespeare, lancia un appello a favore della libertà d'espressione. Perché la libertà è la condizione necessaria al progresso della conoscenza, la sola condizione che garantisca a una società di non imputridire "in uno stagno melmoso di conformismo e tradizione". Tra l'omaggio a Galileo morto due anni prima e "invecchiatosi prigioniero dell'Inquisizione perché pensava in astronomia diversamente da quanto i censori francescani e domenicani pensavano" definizione del libro ormai famosa ("I libri infatti non sono per nulla cose morte, bensì contengono in sé una potenza di vita...") e la polemica contro chi vorrebbe imporre "di non conoscere nulla se non per decreto", il Discorso di Milton si rivela ancora oggi di un'attualità sconcertante.
John Milton
AREOPAGITICA DISCORSO PER LA LIBERTÀ DI STAMPA
Prefazione di Piero Ostellino
Anno ediz | 2010 |
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Autore | |
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Legatura | Brossura |
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Pagine | 117 |