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Perché, pur essendoci la provvidenza divina, agli uomini toccano infelicità e sciagure? È a questa domanda, antica quanto il mondo, che Seneca cerca di rispondere nello scritto La provvidenza, concepito come una causa in difesa degli dei.
Il senso della fuga del tempo e della caducità delle cose permea il secondo scritto, La brevità della vita. A questa realtà egli oppone una problematica saggezza, che invita a liberare lo spazio breve dell'esistenza dalle futili tensioni che lo consumano, vanificandone la potenziale ricchezza. Il tempo è il bene più prezioso dell'uomo; ma è anche quello più facilmente dissipato. Ecco l'impietoso spettacolo dell'alienazione umana, la massa frenetica degli affaccendati, il dramma delle vite consunte dalla brama di ricchezza e di potere; e, di contro, la figura del saggio, che nel dominio razionale di sé sa rendere intenso e fecondo ogni attimo dell'esistere e fa di ogni giorno che passa una vita.
SENECA
LA PROVVIDENZA
LA BREVITÀ DELLA VITA
La lezione stoica sulla vita
Traduzione e note di Alfonso Traina
Prefazione di Marco Rizzi
Testo latino a fronte
Anno ediz | 2012 |
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Legatura | Brossura |
Pagine | 113 |
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