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Pier Paolo Pasolini è già esperto nella traduzione di opere poetiche classiche quando accetta l'incarico da Vittorio Gassman di lavorare sull'Orestiade, l'opera teatrale antica che stima di più. Nonostante ciò, ammette di aver adottato un approccio che potrebbe essere considerato "inadeguato": evita di riferirsi ad altre traduzioni italiane e, in caso di discrepanze interpretative, si affida esclusivamente al proprio gusto e intuito. Invece di una traduzione letterale, fornisce un adattamento in una lingua funzionale e vicina alla prosa, distante dallo stile classicista. Il risultato è una magistrale reinterpretazione dell'opera che enfatizza gli aspetti politici e sociali del linguaggio di Eschilo. Dal suo debutto al Teatro Greco di Siracusa nel 1960 fino ai giorni nostri, l'opera continua ad essere rappresentata con grande apprezzamento.