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Il più celebre scrittore inglese tradotto da uno dei massimi poeti italiani del nostro secolo: gli immortali sonetti di Shakespeare, uno dei vertici della letteratura d'amore inglese, nella raffinata traduzione di Giuseppe Ungaretti, che rinuncia a qualsiasi "virtuosismo" poetico per attenersi sempre "a quel modo che non staccasse dall'autore, il diretto, il segreto contatto". Una delle molte traduzioni di poeti stranieri che hanno consentito a Ungaretti di "analizzare sul vivo, come si può fare solo traducendo, particolari aspetti di scrittori di diversa indole e origine". Su questo difficile lavoro, pubblicato solo un anno prima del Dolore (la sua terza raccolta dopo l'Allegria e il Sentimento del tempo), Ungaretti stesso scrive: "Mi importava di dare, soprattutto a me stesso, un'interpretazione dello Shakespeare che non m'ingannasse; e da evitare erano molte sorta d'abbagli: di parole; o di tutto un indirizzo: quello enfatico dei Romantici, quello pettegolo dei Novecentisti, quello imbacuccato di tanti altri". Uno straordinario incontro tra due grandi della poesia, in cui colui che traduce, per sé e per noi, opera con e nonostante una meravigliosa certezza: "Non esisterà mai poesia che non rechi in sé, traendone vita, un segreto inviolabile".
Poesia del 900
Giuseppe Ungaretti
40 sonetti di Shakespeare
OSCAR MONDADORI
Anno ediz | 1998 |
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Autore | |
Editore | |
Legatura | Brossura |
Pagine | 119 |