Macondo è un paese immaginario, un microcosmo sconvolto da cataclismi biblici, devastato dalla follia degli uomini e scosso da mille piccoli drammi o gioie quotidiani. È la sede di un secolo di vita della famiglia Buendia, i creatori e i distruttori di questo villaggio cui s'arriva attraverso "nebbiose gole, tempi riservati all'oblio, labirinti di delusione". L'isolamento permette a Macondo di conoscere l'età d'oro dell'ingenuità, i tempi facili del meraviglioso. Per lungo tempo i legami con l'estero sono tenuti solo da una tribù di zingari che vengono ogni anno a proporre oggetti nuovi: il loro capo Melquiades compone strane profezie che varie generazioni di Buendía cercano di decifrare e che alla fine si rivelano come la storia del secolare sprofondamento di Macondo. Macondo infatti è destinata a scomparire. Le calamità sbricioleranno il villaggio prima di precipitarlo nel nulla. Di colpo gli abitanti saranno colpiti da un'insonnia generatrice di un'amnesia che li costringerà a scrivere su ogni oggetto il suo nome, e se l'arrivo delle autorità ecclesiastiche e civili provocherà soltanto curiosità, la politica getterà invece il villaggio nella tragedia e nelle miserie di una guerra civile, fino a quando un gruppo di ingegneri americani scoprirà la vocazione bananiera di Macondo. Tutto è dunque possibile a Macondo. Sogno e realtà coesistono. Nulla stupisce nessuno, soprattutto in questa famiglia Buendía "dal destino solitario". Il tempo descriverà con sorprendente rapidità onde concentriche intorno al punto in cui, uno dopo l'altro, i Buendía verranno inghiottiti. Invano le donne della famiglia, con le loro virtù domestiche e il loro dinamismo, tenteranno di opporsi alla caduta. Gli uomini saranno sempre più presi da un ciclo infernale: le guerre, i galli da combattimento, le donne di malaffare, le imprese deliranti. È il caso di una delle figure chiave del romanzo: il colonnello Aureliano Buendia, apoteosi della solitudine dell'uomo, che finirà i suoi giorni fabbricando pesciolini d'oro. Un romanzo fantastico e superbo, considerato a ragione il capolavoro della letteratura latino-americana contemporanea. Un successo grande e fulmineo in tutto il mondo: tradotto nelle principali lingue (nella nostra prima che in ogni altra), ha avuto ovunque il concorde, entusiastico riconoscimento della critica.