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Ceramiche bolognesi del settecento

Ceramiche bolognesi del settecento

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La ceramica settecentesca di Bologna è un tema poco esplorato ma rilevante. Gli studi storici sono stati limitati, ma recenti ricerche come quella di Giorgio Bertocchi hanno fornito nuove prospettive. La ceramica bolognese spicca per la sua tecnica e stile, evolvendosi dal tradizionale all'uso dello smalto stannifero e cercando di imitare la porcellana aristocratica. Questa arte non dovrebbe essere trascurata, poiché rappresenta un'importante connessione tra cultura e mercato, e offre ampie opportunità per future indagini interdisciplinari.

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Non era sfuggita a un amico scomparso l'importanza, nella Bologna settecentesca, della ceramica, a cui spesso accennava in distese conviviali conversazioni, con la promessa di non trascurarla nei suoi studi di storia economica. In quei lontani colloqui con Luigi Dal Pane, ci si rammaricava della frammentarietà delle notizie (ferme, in sostanza, al Malagola del 1880) e della quasi assoluta mancanza di documenti ceramici, che qualificassero la produzione bolognese.

Dovevano passare non pochi anni perché qualche spiraglio si aprisse sull'argomento, senza, bisogna dire, molto seguito. La pubblicazione, da parte di Luigi Zauli Naldi nel 1964, di un bel pezzo con il nome di un ceramista operante a Bologna nel '700, non provocava che la diffidenza e l'opposizione dei più (purtroppo per sottaciute finalità di mercato e di campanile). E, dopo quasi un decennio, non otteneva adeguato apprezzamento nemmeno l'accurata ricerca sulle formaci nella villa dei Ghisilieri, a Colle Ameno, ad opera di Giorgio Bertocchi, un appassionato cultore di cose bolognesi.

Era però l'occasione per instaurare con Bertocchi un amichevole, duraturo sodalizio, che ha dato origine a questo primo profilo. È lacunoso, certo, ma che si è voluto dare ora alla luce, nella convinzione che già contenga più di un motivo a stimolare attenzioni per indagini maggiormente ampie e approfondite.

E basterebbe, forse, il corredo illustrativo: che mostra come il livello stilistico delle monocromie in azzurro, dei mazzi a "fiori fini", delle cineserie (nei capi che si è giunti ad attribuire a fabbriche bolognesi) abbia pochi termini di confronto nella coeva produzione non solo italiana. Un'aria, bisogna riconoscere, ben poco provinciale circola in questi oggetti, raffinatissimi e pur cordiali, nei quali l'aggiornata abilità di artisti stranieri si avvaleva della pratica antica dei terracottari bolognesi.

Se la presenza di ceramisti d'oltralpe era spunto per innovazioni formali di gusto europeo, le svolte decisive della ceramica nella Bologna del Settecento avvenivano sotto il segno della tecnica: dai modi tradizionali di lavorazione delle buone argille locali, si passava stabilmente, verso la metà del secolo, allo smalto stannifero della maiolica, che poi, con l'accorgimento del "piccolo fuoco", tendeva ad appropriarsi dei preziosismi dell'aristocratica porcellana (tentata, ma mai prodotta a Bologna), infine la "terraglia ad uso d'Inghilterra" agitava significativi interessi, nella transizione alle situazioni nuovissime dell'incipiente Ottocento.

Le variazioni della tecnica, uno dei fatti più rilevanti della ceramica settecentesca, dovrebbero indurre a considerarne le vicende in modo assai diverso da quelle degli altri manufatti; del resto la ceramica è testimone troppo sensibile e partecipe della vita quotidiana, è attività troppo coinvolta in fluttuazioni tra istanze artistiche ed esigenze produttive, da essere relegata (come ancor spesso avviene) in un indiscriminato coacervo di arti minute. Nella Bologna settecentesca, di arti ve n'erano parecchie e di non poco pregio, ma erano principalmente le novità ceramiche a rimuovere trite abitudini di costume, a suggerire tensioni di rinnovamento negli atti d'ogni giorno, a stimolare connessioni di culture e problematiche di mercato. Si intravede fin d'ora, un ampio campo di ricerche e di verifiche, che solo il coordinato concorso di discipline diverse potrà affrontare; a questo scopo non sembra inutile, intanto, la griglia di dati e di documenti, offerta dalle pagine che seguono. Per le quali va ringraziata, anzitutto, la Cassa di Risparmio in Bologna, che ne ha patrocinato la stampa con la nota generosità e sollecitudi di realizzazione, l'amichevole aiuto del dott. G.C. Lambertini) e poi i pubblici musei (italiani e stranieri) e i privati collezionisti che hanno facilitato lo studio di ceramiche da loro possedute.

Giorgio Bertocchi Francesco Liverani
Ceramiche bolognesi del settecento
Edizioni Grafiche Zanini

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Anno ediz

1982

Autore

,

Editore

Legatura

Copertina rigida con sovracoperta

Pagine

91

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Reso: Nessun Reso Accettato

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