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I lavoratori forzati della guerra
  • I lavoratori forzati della guerra

I lavoratori forzati della guerra

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I LAVORATORI FORZATI DELLA GUERRA Diario della mia vita dal 18 settembre 1942 al 25 agosto 1945 di Elio Busi illustrazioni di Alberto Cavallari Denis Riva prefazione di Luigi Arbizzani Cooperativa Culturale Centoggi Editore

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Descrizione

Elio Busi, un soldato dell'aviazione, alle armi dal 1942 (quando era ventenne), fu catturato in caserma da soldati tedeschi, a Roma, due giorni prima dell'annuncio dell'armistizio fra l'Italia e gli Alleati (che era stato dato l'8 settembre 1943). Dopo alcuni giorni, su carro bestiame, fu tradotto in Lituania (in territorio occupato dai tedeschi): un viaggio durato "6 giorni e 5 notti per un complessivo di 156 ore", che avviò le sue traversie della deportazione.

I soldati e gli ufficiali italiani deportati in Germania o in territori occupati dai tedeschi subito dopo l'armistizio, furono circa 600.000 e, poi, ai militari vi si aggiunsero decine di migliaia di "internati civili" (scioperanti e lavoratori rastrellati per rappresaglia, giovani renitenti alle chiamate della "Repubblica dei Tedeschi" - la "Repubblica Sociale Italiana" dei fascisti, sospetti partigiani, ecc.) "razziati" per essere adibiti al lavoro coatto in Germania.

La sua deportazione, in terra soggetta al dominio dei nazisti, si avviò così: alloggiamento in "baracche sotto terra per difendersi meglio dal freddo; per dormire non vi erano brande, ma un unico tavolato in legno, per 100 persone ogni buca, messi un po' come sardine in scatola"; mangiare poco e male, "una volta al giorno, brodo di cavoli, un'altra volta di rapa o barbabietola; il pane (sempre nero) lo davano una volta al giorno, una pagnotta di circa un chilo da dividere in 7, e un pacchetto di margarina di due etti da dividere in 20"; identità: "ci immatricolarono, ci dettero un piastrino da portare sempre addosso con su stampato una sigla e un numero, il mio portava il numero I.F.1605".

Poi visse mesi molto duri, pericolosi, incerti, costretto a lavorare perché aveva rifiutato, come la maggioranza dei deportati, di arruolarsi per la Germania con trasferimenti da campo a campo difficoltosi e condizioni, per i collettivi dei deportati e per i singoli, sempre più precarie; mesi durante i quali già molti deportati soccombevano. Di tutti i deportati che si è detto, 40.000 non tornarono più in Italia: numerosi furono uccisi per aver rifiutato l'adesione alla R.S.I. o semplicemente per aver rifiutato di essere.

 

I LAVORATORI FORZATI DELLA GUERRA
Diario della mia vita dal 18 settembre 1942 al 25 agosto 1945
di Elio Busi
illustrazioni di Alberto Cavallari Denis Riva
prefazione di Luigi Arbizzani
Cooperativa Culturale Centoggi Editore

25 aprile 1945 - 25 aprile 1998 Nell'anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Questa pubblicazione esce con il patrocinio dei Comuni di: Argelato, Bondeno, Budrio, Castello d'Argile, Cento, Malalbergo, Pieve di Cento, Sant'Agostino, S. Pietro in Casale, Vigarano Mainarda
Partecipanza Agraria di Cento
Amministrazione Provinciale di Ferrara Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Ferrara
Si ringrazia per la sensibilità dimostrata e per il sostegno: Coop. Reno

In copertina:
A. Cavallari - 1944 - Baracche di prigionieri italiani a Limburg. (cm. 37,5 x 25)
D. Riva - 1998 - La fuga dai campi (cm. 10 x 11)

Finito di stampare nel mese di aprile 1998 presso la tipolito baraldi sne Cento

Progetto grafico e coordinamento editoriale
di Alberto Adolfo Fabbri e Barbara Ansaloni
Consulenza storica di Luigi Arbizzani

I disegni di Cavallari pubblicati in questo volume sono conservati a Carpi presso il Museo del Deportato e fanno parte dell'an- tologica: "Dai Lager tedeschi al Delta del Po" del 1974

Informazioni aggiuntive

Anno ediz

1998

Autore

Editore

Legatura

Copertina rigida

Pagine

60

Elio Busi è nato a Vigarano Mainarda il 16 aprile 1922. Dal 1970 risiede a San Pietro in Casale. Per molti anni ha svolto l'attività di agricoltore per passare poi al lavoro in zuccherificio. Attualmente è pensionato. La scolarizzazione di Busi si ferma alla licenza elementare. Questo diario finora inedito, di cui abbiamo rispettato la formula espressiva, ne tratteg- gia la personalità e lo spessore umano.
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