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Salvatore Quasimodo, che il grande pubblico imparò a distinguere tra predominanti voci della poesia contemporanea, dai pochi ma ben distaccati annunci di Acque e terre (per non dire della sillabazione tutta nuova di un'antica disperazione: "Ed è subito sera"), si è imposto nell'arco dell'ultimo cinquantennio non solo per la vigile progressione della sua poetica, ma anche per l'ampiezza dei suoi interessi di traduttore e di critico. Il suo discorso, che la morte ha interrotto all'improvviso, reca un fitto intreccio di componenti (poesia, stile, cultura, società, morale), ognuna delle quali riporta il lettore, anche per le vie della polemica, al riconoscimento di una fondamentale coerenza di spirito.
A pochi mesi dalla scomparsa del poeta, l'interesse del lettore sembra trovare soccorso nei segni ancora tangibili del ricordo. In apparenza non era cosa agevole entrare in colloquio con Salvatore Quasimodo. C'era, infatti, qualcosa che sembrava trattenere l'interlocutore; qualcosa di inspiegabile e forse di prevenuto che derivava dalle immagini più divulgate del poeta: il suo volto enigmaticamente fermo, i suoi occhi minuti e come pietrificati, la vaga sottintesa aggressività della mente.
Le opere
POESIA PROSA TRADUZIONI
Anno ediz | 1968 |
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Autore | |
Editore | |
Legatura | Copertina rigida |
Pagine | 813 |