Sono nato a Torino nel 1919 da una famiglia di ebrei piemontesi. A diciotto anni mi sono iscritto all'Università, nel corso per la laurea in chimica. Quando il fascismo cadde, nell'estate '43, salii in montagna con una banda partigiana: poche settimane dopo fui catturato; nel febbraio '44 consegnato nelle mani dei tedeschi e deportato ad Auschwitz. Sopravvissi fino al gennaio '45, quando il campo fu liberato dalle truppe sovietiche: nell'ottobre di quell'anno rimpatriai, affrontando un itinerario lungo e imprevedibile attraverso Polonia, Ucraina, Russia Bianca, Romania, Ungheria, Austria. Se questo è un uomo, che ho pubblicato nel 1958, descrive l'anno di prigionia ad Auschwitz.

Questa biografia è una chiara presentazione dell'uomo e dello scrittore: con voce sommessa, ma non sottotono, racconta con brevità e nitore la sua testimonianza del campo di sterminio. Su questo tema sono stati scritti molti libri, rievocazioni angosciose, abissi di sofferenza. Qui la realtà da sola, tremenda e senza scampo, commenta se stessa. C'è la cronaca umana della vita dei deportati, l'alternarsi della rassegnazione e della speranza, le scene di violenza e gli slanci d'altruismo, eroismo e grettezza, paura e pietà in questo terribile destino. Se questo è un uomo è il libro della dignità e dell'abiezione dell'uomo di fronte agli spietati meccanismi dello sterminio di massa. La vicenda della moltitudine che non aveva più nome, ma solo un numero impresso col tatuaggio sul braccio sinistro, viene evocata senz'ombra di retorica. Dal coro degli indimenticabili personaggi del libro si alza un limpido messaggio morale e civile: si può rimanere integri, uomini con un vivo senso morale anche quando ci riducono a una entità senza volto e senza storia, in una moltitudine di infelici.

Primo Levi SE QUESTO E' UN UOMO
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